Sant'Alessandro  Roma



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LA STORIA DELLA PARROCCHIA DI SANT’ALESSANDRO




La moderna Chiesa di Sant'Alessandro (1918) offre al visitatore sulla porta d’ ingresso, una lunetta in ceramica smaltata, opera pregevole del prof. Alfredo Giacomini.
ALFREDO GIACOMINI


che, attivo a Castelli, in provincia di Teramo, negli anni del secondo dopo guerra, nei primi anni Cinquanta fonda, in società con Emilio Pardi e Francesco Mancini, la manifattura per la produzione di maioliche artistiche "Giacomini Mancini & Pardi"(Dall’Archivio della Ceramica del ‘900).
Nel 1956, uscito dalla società Emilio Pardi, continua a lavorare con Francesco Mancini con cui mantiene attiva la produzione fino al 1969, sotto la denominazione "Mancini & Pardi".
La Lunetta,  illustra il martirio del giovane Sant'Alessandro.
All'interno della chiesa, l'affresco dell'abside è  del prof. Pietro Favaro della Scuola Reffo di Torino. Ricorda il martire, come vuole la tradizione popolare, un giovane crudelmente percosso a morte e decapitato per aver confessato la sua fede in Gesù Cristo.
Sempre dello Stesso Autore,  la Gloria di San Leonardo Murialdo.


LA “SCUOLA REFFO” DI TORINO

Enrico Reffo



Autoritratto

Enrico Reffo (Torino, 1831 – 1917) è stato un pittore italiano.

È stato un importante pittore religioso piemontese ed uno dei più importanti talenti della pittura sacra.

Dirigeva nel Collegio Artigianelli a Torino una scuola di pittura e scultura.

Tra i suoi allievi più importanti si ricordano Luigi Guglielmino, Michele Baretta, Pietro Favaro.

Si conservano delle sue opere:

a Torino

Chiesa di San Giovanni Evangelista (Torino) in Corso Vittorio Emanuele II, pitture della navata del presbiterio e dell'abside

Chiesa di san Dalmazzo in via Garibaldi: tutta la decorazione murale interna è sua opera con i suoi allievi

Chiesa di San Filippo Neri in via Maria Vittoria, dipinto di Madonna in trono e santi

Chiesa Nostra Signora della Salute in via Chiesa della Salute, dipinto della Madonna della salute

a Vigone nella Chiesa di Santa Maria del Borgo

a Volpiano nella chiesa parrocchiale

a Pinerolo nel museo diocesano vi sono alcune pitture del Reffo e della sua scuola.

Nel Collegio Artigianelli una mostra presenta in originale o in copia alcuni lavori del maestro e dei suoi allievi.

È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino (Ampliazione Primitivo SUD - Nicchione 67 - Manufatto 0002).

10° Anniversario della scomparsa del pittore Maestro Pietro Favaro




Pietro Favaro nasce a Stanghella il 29 settembre 1912. Nel corso degli anni, frequenta la Scuola d'arte Sacra "E. Reffo" di Torino e nel 1962 ne diventa Direttore; è allievo del Prof. Luigi Guglielmino e in breve tempo diventa un suo assiduo collaboratore frequentando l'accademia Albertina di Torino.

Nonostante egli abbia dipinto e disegnato di tutto, dal paesaggio, alla natura morta, al nudo accademico, i temi da lui più amati sono indubbiamente l'arte sacra e il ritratto.

Le sue opere si trovino in numerose città italiane ed estere: per citare solo i lavori più importanti, nel Santuario di S. Giovanni Bosco di Bombay in India, a Bogotà in Columbia, nell'America del Nord, oltre che nel Santuario di S. Giuseppe Vesuviano (Na), e nel duomo di Enego (Vi). Sono lavori consistenti per vastità ed impegno. Sue opere si trovano anche a Catania, Vercelli, Roma, (Parrocchia Sant’Alessandro sulla via Nomentana), Palermo e naturalmente a Torino.

Nel 1988 dedica la sua attività al paese natìo, eseguendo grandi composizioni corali nella chiesa Parrocchiale di Stanghella, altre opere invece, sono esposte presso la pinacoteca a lui intitolata nata nel 1993, grazie alla donazione che il maestro ha fatto al Comune di Stanghella, chiara testimonianza dell'amore che ha sempre nutrito per le sue radici.

Vive i suoi ultimi anni a Torino con la figlia e nel periodo estivo ritorna a Stanghella, dove incontra amici e parenti, fino a quando colpito da grave malattia, il 7 maggio del 2000, muore all'età di 88 anni.

E' sepolto nel Cimitero di Stanghella vicino alla moglie Carolina.



Il Maestro di Stanghella
di Rosetta Menarello
Ventaglio n. 42 - Gennaio 2011
ARTEOGGI

E’ un autoritratto del Maestro ad accogliere i visitatori della Pinacoteca “Favaro” allestita in un’ampia sala del Museum in piazza Pighin a Stanghella. Il dipinto ritrae l’artista con l’eccellente realismo che ne caratterizza le opere conferendo a ciascuna uno speciale soffio di vita.
In questo piccolo quadro vi è tutta la personalità di Pietro Favaro racchiusa nello spazio della cornice. Il volto ha un’espressione decisa nella quale gli occhi seri ed attenti esprimono una innata e profonda tensione verso il mondo con la sua miriade di aspetti. Tra le mani l’immancabile pennello: strumento che il Maestro ha saputo usare con raffinata abilità.
Nato a Stanghella il 29 settembre 1912, è il primogenito di Giovanni ed Amelia Miatton e fin da bambino evidenzia una grande attitudine per il disegno e la raffigurazione. L’ambiente, umile ma estremamente attivo e creativo della bottega artigiana condotta dal padre, è sicuramente per il piccolo Pietro un input iniziale e prezioso per l’acquisizione dell’abilità formale richiesta dalla pittura.
Allo scopo di garantire un più solido futuro ai figli, Giovanni ed Amelia si trasferiscono a Milano dove il lavoro è garantito, e per Pietro inizia la partecipazione ai corsi di pittura con l’aiuto dello zio Fruttuoso.
La passione per la pittura si fa sempre più consistente, tanto che Pietro Favaro decide di frequentare la Scuola d’arte sacra “E. Reffo” a Torino e ben presto si qualifica come uno dei migliori allievi del Prof. Luigi Guglielmino del quale diverrà in breve un prezioso collaboratore. Fioriscono in questo periodo giovanile tutte le potenzialità custodite nell’artista che diventano realtà nelle opere eseguite.
Una brusca frenata alla sua attività artistica è rappresentata dallo scoppio della 2a guerra mondiale, quando Pietro Favaro è arruolato. Tra congedi e richiami più volte riesce a rifugiarsi a Stanghella tra il ‘43 ed il ‘45. Rafforza in questa dolorosa occasione il legame mai interrotto col paese natale del quale conserva ricordi mai cancellati, che saranno presenti in situazioni e personaggi dei suoi dipinti.
Nel 1946 sposa Carolina Careglio che sarà madre di Renata, unica figlia del pittore la cui arte va via via affermandosi.
I soggetti rappresentati nei suoi quadri spaziano dal paesaggio alla natura morta, dal nudo accademico al ritratto. E’ tuttavia l’arte sacra il suo “fiore all’occhiello” poiché, attraverso di essa, realizza una vera catechesi: la stessa compiuta dagli Autori classici sulle pareti delle antiche chiese.
E’ nel 1988 che Pietro Favaro inizia un autentico atto d’amore verso il paese natale perché esegue gli imponenti cicli pittorici che si possono ammirare nella chiesa parrocchiale di Stanghella dedicata a Santa Caterina d’Alessandria.
Il pittore lavora sulle pareti durante l’estate fino al 1991. E’ un periodo d’impegno intenso, passionale nel quale emergono e si materializzano tutte le sue capacità artistico-espressive.
E’ una concreta e commovente eredità che egli lascia al paese ed a quanti desiderano ammirare le gigantesche raffigurazioni realizzate sulle pareti della chiesa.
Le composizioni iniziano con una stupenda natività nella quale scaturisce una luce viva e nel contempo soffusa. E’ quella emanata dal soggetto centrale: Gesù, intorno al quale ruotano tutti i personaggi del presepe animati da un delicato dinamismo che induce all’adorazione.
Particolarmente coinvolgente si rivela la morte sul Calvario e la Resurrezione di Cristo. E’ un dipinto meraviglioso nel quale viene realizzata la struttura triangolare della pittura classica che pone al vertice Gesù morente verso il quale si muove, creando i lati, una folla simbolo dell’umanità intera tesa verso la salvezza.
Qui sono presenti i volti familiari... C’è la nonna che prega con le mani giunte, la sorella volta alla croce, il pittore stesso con la tavolozza ed il pennello. E non manca un grazioso cagnolino nero che è parte della creazione e riporta alla tradizione dei grandi classici che inserivano gli animali nei loro dipinti.
Il ciclo pittorico continua con la Pentecoste completandosi con il martirio di Santa Caterina e l’adorazione della Madonna del Carmelo.

Piccolo e prezioso gioiello è l’Ultima Cena incastonata nell’altare delle celebrazioni con il quale il Maestro sembra siglare la serie di dipinti che conferiscono alla chiesa di Stanghella un autentico valore artistico.
Animato da una profonda fede ed una inossidabile voglia di vivere, il Maestro Favaro lavora con un entusiasmo che si tramuta in una eccezionale forza espressiva trasmessa attraverso la forma, il dinamismo delle figure, il raffinato senso cromatico.
Sono queste infatti le caratteristiche riconoscibili nella ricca collezione di opere (66) esposte nella pinacoteca. E’ qui che si ammirano i volti familiari, gli studi accademici, i paesaggi, le nature morte, le stupende composizioni floreali, le dolcissime Madonne dalla delicatezza raffaelliana. E’ qui che Pietro Favaro è presente anche dopo la sua scomparsa avvenuta il 7 maggio del 2000.
A questo Artista, dotato di una indiscussa sensibilità espressiva e di un’assoluta padronanza della luce e del colore, Stanghella rende onore annoverandolo tra le personalità che, attraverso l’arte, hanno reso più bello il mondo.


NOTA
La pinacoteca “P. Favaro” si sviluppa in più sale, nelle quali si possono ammirare opere di altri valenti autori che qui hanno esposto a cura dell’Associazione Culturale “Athesis”, che ne ha avuto la gestione dal 1993 garantendone la cura e l’adeguata valorizzazione con mostre e concorsi d’arte.

 

All'interno della Chiesa un Quadro (1922) della Vergine Maria invocata sotto il titolo di

Mater Pietatis (dono della Famiglia Paolucci).

Pregevole, l’opera della Pietà lignea collocata all'ingresso della Chiesa nella Cappella del battistero (Ditta romana Rosa e  Zanazio).





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